Il romanzo autobiografico racconta gli anni della gioventù sotto la campana di vetro, come la considera lei, del conformismo tipico della società americana del Secondo Dopoguerra. Nella protagonista questo tuttavia non suscita altro che nevrosi e così si avventura nel cercare di scandagliare le ipocrisie e contraddizioni della buona borghesia della provincia americana. Quello di Sylvia Plath non è altro che un soliloquio dell’anima: tutto è incentrato su di sé, i propri stati d’animo, desideri e repulsioni. Nient’altro.
Lo consiglio per chi vuole immergersi nella mente di un'anima profonda e senza dubbio tormentata. Il libro è scorrevole, l'analisi di ciò che circonda la protagonista è diretta, schietta.