A review by uraniaexlibris
Il sergente nella neve: Ricordi della ritirata di Russia by Mario Rigoni Stern, Eraldo Affinati

adventurous inspiring reflective sad tense medium-paced
  • Plot- or character-driven? Plot
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? N/A
  • Flaws of characters a main focus? No

5.0

“No, Bepi,” dissi camminando lungo i reticolati,
“tra quindici giorni non finirà. Forse tra quindici mesi. Questi crucchi hanno la testa dura e non capiscono; dureranno fino alla fine di tutto. Non devi avere rimorsi per quello che hai intenzione di fare; non è tradimento; all’otto settembre il re è scappato e i generali hanno perso la testa. I traditi siamo stati noi. Il primo a sparare contro i tedeschi, ricordi, è stato il nostro cuciniere. E ci è rimasto. E queste reclute affamate e rimbambite, quando sarai fuori di qui, tienitele vicine, istruiscile ad arrangiarsi per vivere... un giorno o l’altro la finirà no?”
“La finirà sì, can de l’ostia di Hitler! E quando arriverò a Treviso voglio fare una bevuta da ubriacare il mondo”.

“Ritorno sul Don” p. 246.

•”Il Sergente nella Neve”: Inverno 1942. La guerra sta ormai per cedere il passo all’armistizio che verrà firmato l’8 settembre del 1943. Ma per gli italiani barricati in trincea in Russia, in mezzo alla neve, ai pidocchi, alle armi, la fine pare essere ancora tanto lontana. Le ultime rappresaglie, le ultime vittime (così tragicamente ironiche ad un soffio dalla fine) e poi l’ordine di ritirata. E così inizia la lunga marcia del ritorno verso casa dalla Russia all’Italia. A piedi. In mezzo alla neve. Il difficile in realtà comincia ora. Mario Rigoni Stern scrive questo romanzo breve in un lager tedesco nell’inverno del 1944. Una narrazione stanca, esausta, disposta ad attaccarsi a qualsiasi ricordo, anche il più banale, pur di mantenere la ragione. Una narrazione che consente al lettore di immergersi nella Russia degli anni ‘40 se pure sempre con uno stile delicato e mitigato. Dopo mesi di violenze, di battaglie, di sofferenze, Mario Rigoni Stern cerca disperatamente la pace, l’umanità. E così sulla strada del ritorno, i Russi, che erano fino a poco tempo fa i nemici giurati, diventano alleati, protettori, benefattori, amici, compagni. Personalmente non sono riuscita ad empatizzare con il narratore. L’ho letto come un resoconto di ricordi di guerra interessante e intenso.

•”Ritorno Sul Don”: Una raccolta di racconti che unisce il ritorno dalla Russia alla Resistenza, al ritrovo dei propri compagni, dispersi, persi di vista o sopravvisuti e soprattutto al ritorno in Russia. È un’edizione a ringkomposition. Significativamente si apre in Russia nel vivo della guerra e si chiude sempre là, in Russia, in un contesto di serenità, pace e amicizia tra popoli. Ritornare per riuscire a riappacificarsi con il passato, ritornare per riuscire a dare un senso a tutto, ritornare per affrontare i fantasmi del passato. Dove prima c’era desolazione, morte, proiettili, armi e distruzione, Mario Rigoni Stern vede pace, vita, rinascita e ammirazione, ammirazione nel sorriso di una donna russa che riconoscendolo come italiano si emoziona. Quest’ultimo mi ha coinvolta decisamente di più, sebbene io abbia mantenuto lo stesso distacco, alcuni ricordi hanno saputo emozionarmi.